La personale di Giovanni Ozzola (Link video) alla Fosun Foundation a Shanghai, If I Had to Explain, You Wouldn’t Understand, è la prima mostra dell’artista in Cina. Costruita ad hoc per gli spazi della Fosun Foundation, la mostra, principalmente fotografica, è tutta articolata sul trapasso tra notte e giorno, tra buio e luce, che stimolano reazioni emozionali differenti. Per esempio, in una grande stanza buia la parete di fondo è tutta occupata da un pannello su cui si proietta l’aprirsi e il chiudersi di una rumorosa saracinesca. Man mano che la saracinesca si solleva, scoprendo una scintillante distesa d’acqua, la stanza si riempie di luce, per poi rapidamente tornare al buio man mano che la saracinesca, sempre rumorosamente, si riabbassa. Una serie di grandi fotografie rappresentano diverse pareti di un qualche edificio industriale abbandonato, abbondantemente ricoperte di graffiti, con un foro al centro che lascia vedere una distesa d’acqua, forse un fiume o un lago o addirittura il mare. Sono pareti diverse, anche se molto simili, e la differenza tra di loro è sottolineata dal variare della luce, dalla penombra, forse del tramonto o dell’alba, alla piena luminosità forse del mezzogiorno o del primo pomeriggio. Il rapporto tra spazio e tempo si intreccia quindi a quello tra buio e luce, tra elementi architettonici e elementi pittorici, tra linee e colori, tra implicito e esplicito. Le pareti graffitate sembrano ossessionare l’artista, che immortala con le sue fotografie a volte ampie superfici, a volte piccoli dettagli, opportunamente amplificati. Al centro della riflessione di Ozzola sta il bisogno da parte dell’uomo di essere presente, di lasciare una testimonianza del suo passaggio nel mondo, attraverso una serie di pratiche che ci portano a chiederci quanto ciascuno di noi sia realmente visibile nella nostra società. Molti muri, al chiuso e all’aperto, offrono la testimonianza dei pensieri e dei sentimenti di una zona, di un quartiere, di un circondario in un certo lasso di tempo. È una testimonianza tanto sfacciata, urlata, esibita, quanto fragile e transeunte. La resa che ne offre Ozzola tradisce una sorta di trepidazione verso questi coacervi di segni variopinti e contraddittori attraversi i quali si sono intrecciate esistenze e forse mondi diversi, momenti allegri e disperati, tracce comunque di un’umanità che non si rassegna al silenzio.
Nato nel 1982 a Firenze, Giovanni Ozzola vive e lavora alle isole Canarie. Agli inizi della sua carriera Ozzola si è occupato di fashion photography, ora incorpora varie discipline nella sua arte. Egli ha vinto il “Premio Terna” (2008), il “Talent Prize” (2010) e il “Premio Cairo” (2011). I lavori dell’artista, pregni della sua sensibilità per la luce ed i colori, danno vita ad una nuova esprerienza sensoriale e creano uno spazio vibrante per lo spettatore.
Sin tiempo. Video
Al centro di questo video girato ad Anaza, a Santa Cruz di Tenerife, sta una sorta di arcaico codice comunicativo, basato su fischi udibili a distanza, chiamato Silbo Gomero e ancora in uso a La Gomera, remota isola dell’Atlantico. Nel video il suono prodotto dall’uomo finisce per confondersi col suono del vento.
serie – Through a Day – Stampa a getto d’inchiostro su carta di cotone, dibond
Iniziata nel 2012, questa serie comprende i contorni del percorso ampio e ciclico di luce e oscurità. Il primo piano con la sua architettura contrasta con il distante orizzonte del mare. Il connubio fra terra e aqua, due degli elementi più contrastanti della terra, portano lo spettatore ainterrogarsi sulla relazione fra dove siamo (terra) e a cosa guardiamo (orizzonte).
Sunrise
La luce può accentuare l’unicità di ogni istante in quanto la sua presenza o la sua assenza rivelano o nascondono paesaggi, oggetti e (più raramente) persone.
Garage – Sometimes you can see much more – Video
Riflessione sulla luce, sullo spazio e sulla percezione. I sensi sono affinati nell’oscurità e poi sopraffatti dalla luce abbagliante di uno spazio aperto. Questo lavoro è un tributo all’opera di Edward Hopper Room by the Sea e fa parte della collezione permanente della Luis Vuitton Foundation.
serie Stealth – Invisible Shipwrecks – Alluminio
La tecnologia stealth è stata sviluppata per nascondere oggetti come navi e aerei. Le sculture invece rivelano forme e tridimensionalità. La combinazione di questi due elementi lancia una sfida alla mancanza di personalità nella nostra società. Ozzola sostiene: “Ognuno di noi è unico a suo modo. Noi, in quanto società, dobbiamo rinforzare l’autoconsapevolezza per stare insieme in armonia.