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Un’odissea e Rimas Nobas

Convinto che la lingua sarda fosse in grado di produrre una letteratura di alto livello, non folcloristica, Nicola Tanda si è adoperato perché al sardo venisse riconosciuta piena dignità accademica, anche con l’istituzione a Sassari di una cattedra di Filologia e letteratura sarda e di un Centro Studi Filologici Sardi (fondato nel 2002 con lo scopo ambizioso di raccogliere tutti i libri “che ogni sardo dovrebbe tenere nella libreria di casa”). Nel 1997 Nicola Tanda ottenne che venisse aperta una sezione sarda del Centro PEN Internazionale, l’organizzazione non governativa fondata a Londra nel 1927 da Catherine Amy Dawson per la difesa della libertà di espressione nel mondo, dopo il riconoscimento da parte del PEN che la lingua sarda meritasse un centro autonomo e distinto da quello Italiano. L’affiliazione al PEN doveva servire a diffondere la conoscenza della letteratura sarda a un livello internazionale, affiancando l’azione di promozione e di sostegno svolta dai premi letterari e da nuove collane editoriali, quali, ad esempio, “La biblioteca di Babele”, nata in collaborazione con la casa editrice EDES.

 

Nelle parole di Ugo Tanda:

L’idea del documentario nasce proprio dall’esigenza di far conoscere ad un pubblico più ampio – anche internazionale – la poesia in lingua sarda e ripercorre il passaggio dalla tradizione orale a quella della parola scritta, un passaggio che è stato possibile grazie ai premi di poesia e di letteratura, in particolare il Premio Ozieri. Proprio quest’ultimo ha stimolato quel passaggio della poesia sarda dalla rima al verso libero e quella ricerca di nuovi contenuti che ha consentito un innalzamento del livello della produzione letteraria. I poeti che hanno contribuito a questa operazione sono stati soprattutto Pietro Mura, Benvenuto Lobina e Antonino Mura Ena, i quali “hanno usato sperimentalmente i procedimenti formali del linguaggio poetico contemporaneo” dando vita a “nuovi significanti” e a “nuovi significati”. […]

Il film è ispirato al lavoro di mio padre in Sardegna. I suoi allievi spesso ricordano che papà amava descriversi come “critico di base dell’azienda letteraria locale” paragonandosi al medico di base che si prende cura dei pazienti del suo distretto. Chiaramente in questo caso la “malattia” di cui si parla è quella dello scrivere. Il suo lavoro principale era quello di leggere le opere dei poeti e degli scrittori, capirne il valore, promuoverne la pubblicazione e la divulgazione delle opere. In questo senso può essere compresa la sua continua attività come membro delle giurie dei principali premi di poesia nell’Isola, soprattutto il Premio Ozieri, del quale per oltre 50 anni è stato prima giurato e poi presidente. […]

Il nostro obiettivo è quello di mostrare come vi sia in Sardegna una letteratura in lingua sarda che deve essere valorizzata e promossa anche mediante l’insegnamento nelle scuole. Si parla tanto di tutela della lingua sarda e di identità, ma si sottovaluta il ruolo che la letteratura ha come strumento di politica culturale. Anche nei vari festival letterari che vi sono nell’Isola, come quello di Gavoi o quello dell’Argentiera, vi è molto spazio per la letteratura in italiano ma molto meno – a volte addirittura nessuno – per quella in lingua sarda. Il professor Giulio Ferroni nelle sue lezioni di letteratura italiana sostiene che “nella letteratura rientrano tutte le forme culturali che assume una lingua, in cui si riconosce la continuità di una comunità, la sua persistenza, il suo sviluppo storico, la memoria delle esperienze determinanti di un insieme sociale, l’articolarsi dei modi di percepire il mondo, l’espressione degli affetti, dei sentimenti, dei contrasti che vi hanno luogo (con l’evoluzione della stessa lingua, l’arricchimento della stessa lingua, i suoi contatti con lingue diverse)”. È compito dei sardi dare alla loro letteratura l’importanza che merita.

 

Al documentario, prodotto dal Centro PEN della Sardegna con il contributo finanziario della Fondazione Sardegna e dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico, partecipano intellettuali e accademici come Paolo Pillonca, Dino Manca, Salvatore Tola e Clara Farina, e poeti quali Giovanni Fiori, Anna Cristina Serra, Giuseppe Tirotto, Giuseppe Porcu, Rachel Falchi e Antonio Brundu. Le riprese sono state girate in sardo e in italiano e sono state realizzate due versioni, una con sottotitoli in sardo e in italiano e una con sottotitoli in inglese.

Ugo Tanda, Segretario del Centro PEN della Sardegna, uno dei 140 centri del PEN International, vive e lavora a Londra, dove è titolare di uno studio legale che assiste la comunità italiana.

Roberto Priamo Sechi, filmmaker e regista sardo, si è formato a Roma, Cinecittà e Istituto Luce, lavorando come assistente alla regia del documentarista Mauro Conciatori. Dopo un soggiorno in Svizzera si trasferisce in Belgio, a Bruxelles, dove attualmente vive e lavora, dividendosi tra documentari e progetti di finzione. Tra i suoi lavori si segnalano i cortometraggi Sassari – Shanghai, 2002, Li Zhen Shoes, 2007, Fpcç!, 2011, Light my fire – Torino, 2012, L’Alias, 2017.

 

Link per partecipare alla conferenza: https://zhumu.me/j/153086008

Info: amistade.cina@yahoo.com