Lo scorso 30 maggio si è tenuta nell’edificio Anzhong dell’Università di Ningbo (NBU) la conferenza di Francesco D’Arelli, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai, intitolata La Cina di Marco Polo: meraviglie da un altro e diverso mondo. La stessa è stata moderata dal professor Li Le, Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche e della Comunicazione (NBU).
Marco Polo, originario di una famiglia veneziana di mercanti, visse in Cina per 17 anni, dal 1274 al 1291, e della sua esperienza ha lasciato un libro intitolato Milione, in italiano, Devisement dou monde, in francese, e spesso tradotto in inglese col titolo di The Travels. Marco Polo non fu il solo italiano attivo nella Cina dei secoli XIII-XIV. Le fonti storiche, in latino prevalentemente, ricordano anche i mercanti italiani Pietro di Lucalongo, Giovanni e Francesco Loredan, Pietro Zulian, Caterina e Antonio de Vilioni e vari religiosi francescani (Giovanni da Pian del Carpine, Giovanni da Montecorvino e Odorico da Pordenone), tutti attivi in diversi periodi nelle città di Khanbaligh (Beijing), Quanzhou, Hangzhou e Yangzhou.
La conferenza ha mostrato al pubblico l’atmosfera cosmopolita della Cina dei secoli XIII-XIV, dove assistiamo alla mirabile trasmissione e circolazione di vari saperi e dove alcuni scrittori occidentali, fra cui lo stesso Marco Polo, trovarono fonti dirette per magnificare, fra altro, anche i portati della civiltà cinese.
Citando documenti di varia provenienza, D’Arelli ha evidenziato come la Via della Seta non solo ha contribuito a sviluppare il commercio tra i due continenti, ma è stato anche la diffusione dei saperi e della cultura.