La sua è una formazione che non passa dal glam-pop della Marilyn di Andy Warhol, ma dalla austera canonicità delle opere del Guercino, Giotto e Caravaggio. Andrea Ravo Mattoni porta con sé l’esperienza del nonno Giovanni Italo Mattoni – che nei primi del Novecento è stato illustratore delle figurine Lavazza e Liebig – e quella del padre Carlo, artista di arte comportamentale-concettuale. Nel racconto del suo percorso evolutivo le immagini si susseguono senza sosta, una dopo l’altra, rapide come rivoli di vernice. Destinato all’arte senza alcuna forzatura, ne assorbe gli stimoli e le influenze, familiarizzando già in tenera età con gli strumenti del mestiere. Affascinato dai luoghi dove si fanno le cose e da chi le sa fare, come ogni adolescente cresciuto negli anni Novanta, desideroso di rispondere a un’urgenza emotiva, a quattordici anni comincia a muoversi a ruota libera nei cunicoli dei graffiti.
Andrea Ravo Mattoni, Allegoria dell’arte e della letteratura, di William Bouguereau, 1867
Mulhouse, Francia 2020
©Istituto della Enciclopedia Italiana
Andrea Ravo Mattoni, La cattura di Cristo, di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, 1602
Varese 2016
©Istituto della Enciclopedia Italiana
Andrea Ravo Mattoni, Giovane orfana al cimitero, di Eugène Delacroix, 1823
Le Mur Oberkampf, Parigi, Francia 2018
©Istituto della Enciclopedia Italiana